Chi l’avrebbe mai detto che una delle novità musicali più sorprendenti degli ultimi anni sarebbe arrivata dalla Groenlandia? E ancor più sorprendente: che questa novità sarebbe stata... reggae. In un Paese conosciuto più per i fiordi, i ghiacci eterni e l’aurora boreale che per la musica, la band Sauwestari ha acceso una miccia culturale che sta facendo rumore ben oltre l’Artico.
Un boom improvviso (e sospetto) su Spotify
Nell’estate del 2023, il primo disco dei Sauwestari stava andando così bene – almeno secondo gli standard groenlandesi – che Spotify lo rimosse per due settimane. Un’anomalia? Più un cortocircuito del sistema. La Groenlandia, infatti, non è mappata come territorio indipendente sulle piattaforme di streaming: viene accorpata alla Danimarca, di cui è parte con larga autonomia. Così, quando gli ascolti impennarono tutti insieme da Nuuk e dintorni, Spotify li interpretò come un’attività sospetta concentrata su Copenaghen. Il risultato: un blocco che costò alla band circa 12.000 euro e la perdita di slancio promozionale.
«Mi sono fidato e ci hanno fregato», racconta Fabrizio Barzanti, fondatore dei Sauwestari, italiano trapiantato a Nuuk dal 2012. Da allora, la band ha cambiato distributore e ha calcato palchi prestigiosi, come i Giardini di Tivoli a Copenaghen, e si prepara a suonare in tre importanti festival internazionali, in Canada, Norvegia e Groenlandia. Non male per un gruppo che ha esordito solo due anni fa.
Chi sono i Sauwestari
I Sauwestari sono oggi considerati tra i più interessanti gruppi groenlandesi contemporanei. Fanno reggae, sì, ma con un’identità profondamente radicata nel territorio. Barzanti, che nel 1980 vide Bob Marley a Torino a 16 anni («mi ha flashato», dice), ha una lunga fascinazione per il genere, mai suonato prima. Dopo aver smesso di fumare cannabis nel 2018 – «una roba abbastanza traumatica» – decise di riversare l’energia creativa repressa nella musica. In un mese produsse le prime dieci tracce del gruppo, dando inizio all’avventura.
Il collettivo oggi conta 11 componenti. Il primo passo per Barzanti fu trovare qualcuno che potesse scrivere testi in groenlandese, nella variante occidentale Kalaallisut. La scelta cadde su Minik Hansen, poeta attivissimo nella scena culturale locale, che contribuì con testi potenti e politici. «Volevo che le parole non passassero in secondo piano rispetto alla musica», spiega Hansen.
Un esempio? Apeqqutit, che significa “Domande”, è una riflessione poetica e musicale sul rapporto sbilanciato tra la Groenlandia e la Danimarca, ancora oggi al centro del dibattito sull’indipendenza.
La musica come identità e resistenza
Il successo dei Sauwestari non è solo musicale: è anche sociale e simbolico.
In Groenlandia la musica è da sempre uno strumento di affermazione identitaria. Negli anni '70 i Sume avevano fatto scuola cantando in groenlandese, diventando la colonna sonora di un risveglio nazionale. Da allora, il rock e più recentemente il rap hanno trovato un certo spazio. Il reggae, però, era rimasto ai margini, almeno finché non è arrivata questa nuova ondata.
Quello dei Sauwestari è un reggae atipico, mescolato con ritmi locali, liriche profonde e una sensibilità che guarda al territorio e alla sua storia. La musica diventa così un atto di resistenza culturale, un modo per “materializzare un messaggio”, come dice Hansen, su cosa significa oggi essere groenlandesi: un popolo indigeno ancora segnato dal passato coloniale, ma anche profondamente creativo e proiettato verso il futuro.
Oltre i confini artici
Il reggae groenlandese, grazie ai Sauwestari, sta conquistando nuove platee. Non è solo un esperimento ben riuscito: è un movimento musicale e culturale che ha rotto gli schemi, portando una voce inaspettata sulla scena globale. Che si suoni in un fiordo davanti al sole di mezzanotte o su un palco europeo, questa musica ha il sapore dell'autenticità. E, paradossalmente, anche un po’ di Jamaica.
Se ti capita di ascoltare una canzone groenlandese con un groove caldo e testi che parlano di indipendenza e dignità, ora sai chi c’è dietro. E quanto ghiaccio è stato sciolto per arrivare fin lì.